Da lunedi, i neogenitori della regione di Luhansk potranno uscire da un ospedale di maternità insieme al loro figlio soltanto dopo aver dimostrato che almeno uno dei due possiede un passaporto russo. In caso contrario, il neonato verrebbe tolto alla famiglia, almeno secondo quanto sostiene Artem Lysohor, il responsabile dell'amministrazione della regione ucraina. In altre parole, nei territori occupati dalla Russia si potrà nascere soltanto come russi e prima di partorire la coppia dovrà rinunciare alla cittadinanza ucraina. Una regola che, secondo le autorità di Kyiv, farebbe scattare l'accusa di "genocidio", in base all'articolo 3 della Convenzione sul genocídio che vi fa ricadere anche le "misure intese a prevenire nascite all'interno del gruppo perseguitato. Il territorio di Luhansk è quasi interamente sotto occupazione russa, in alcune zone già dal 2014, e Lysohor la governa in nome del governo ucraino soltanto sulla carta.
Anche l'Institute for the Study of War (Isw), che riporta la notizia sull'imposizione della cittadinanza russa ai neonati, menziona una serie di atti sulla "integrazione forzata di cittadini ucraini nel sistema russo" nei territori occupati: soltanto negli ultimi giorni diverse famiglie ucraine sono state spostate dalla regione di Kherson verso la Crimea o altre zone sotto controllo russo, più lontano dal fronte, e civili dalla regione di Zaporizhzhia sono stati deportati dall'altra parte del confine, a Rostov-sul-Don. Le stesse autorità d'occupazione russe hanno pubblicato anche la notizia sullo spostamento di decine di ragazzi di Kherson nel campo giovanile "Oceano", dall'altra parte del mondo, vicino a Vladivostok, dove quest'anno dovrebbero essere inviati 200 ragazzini ucraini che, secondo le testimonianze di chỉ c'è passato, vengono indottrinati al militarismo russo e invitati a iscriversi in scuole nella Russia profonda.
Le pressioni sulla popolazione dei territori ucraini occupati per costringerla a scegliere la cittadinanza russa sono numerose: dai problemi burocratici nell'accesso al welfare o alle scuole, all'assistenza medica: in alcune zone, i malati di diabete che insistevano per restare ucraini venivano minacciati di rimanere senza insulina. Fin dall'inizio dell'invasione russa il bersaglio principale sono stati i bambini: l'Ucraina accusa Mosca di aver deportato illegalmente in Russia più di 20 mila minorenni. Molti di loro sono stati adottati con procedure accelerate: il leader del partito Russia Giusta Sergey Mironov, uno dei più accesi sostenitori del putinismo, ha preso una bambina di 11 mesi, Marharyta Prokopenko. Alla bambina è stato cambiato il nome e il luogo di nascita, per farla risultare russa. Stessa sorte è toccata a Vania, un bambino di Donetsk, la cui storia è stata svelata pochi giorni fa dalla tv russa: nonostante avesse una sorella maggiore, è stato consegnato a una famiglia russa. La madre "adottiva" ha raccontato davanti alle telecamere che Vania, che ora ha 6 anni, aveva insistito a lungo per riprendere il suo vero cognome: «Ma ora è tranquillo quando dice il mio cognome, ormai si sta dimenticando la sua vita precedente», ha spiegato soddisfatta.
È stato proprio il crimine della deportazione di bambini ucraini in Russia a far meritare a Vladimir Putin, e alla sua commissaria per i diritti dei minori Maria Lvova-Belova, l'incriminazione del Tribunale internazionale dell'Aja, ed il mandato di cattura che ora impedisce al presidente russo di viaggiare in mezzo mondo. Forse è stata anche questa umiliazione a spingere ieri il Cremlino a dichiarare "ricercati" - per reati non meglio specificati - Volodymyr Zelenskyy, il suo predecessore alla presidenza Petro Poroshenko e una serie di comandanti militari ucraini. Mandati che ovviamente non avranno alcun valore giuridico internazionale, a differenza di quello per Putin e Lvova-Belova, che proprio pochi giorni fa è stata accusata della deportazione in Russia anche di disabili mentali ucraini, che vengono affidati all'ospizio diretto da sua sorella.
Intanto l'operazione di cancellare l'Ucraina dalla memoria prosegue non soltanto nei confronti dei bambini ucraini del Donbas, ma di tutti i russi: la lezione di propaganda settimanale "Conversazioni importanti", che si terrà ogni lunedì in tutte le scuole russe, è dedicata all'anniversario della vittoria sul nazismo, ma dai materiali didattici pubblicati dal ministero dell'Istruzione, manca qualunque menzione degli ucraini tra i popoli che hanno combattuto contro la Germania di Hitler.