L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede alla Russia di restituire immediatamente e senza condizioni ogni bambino ucraino trasferito con la forza dall’inizio dell’invasione. Novantuno paesi hanno votato a favore.
Eppure la Russia continua a ignorare l’appello della comunità internazionale. Prosegue con le deportazioni, cambia la cittadinanza dei minori, cancella le loro identità, li inserisce in programmi di “rieducazione” e tenta di estirpare ogni traccia della loro origine ucraina.
Non è “evacuazione”. Non è “protezione”. È un crimine. È la sottrazione sistematica di minori, orchestrata da uno Stato che agisce nell’impunità.
E va detto con chiarezza: ogni paese che si è astenuto, e ogni paese che ha votato contro, sa esattamente che cosa sta permettendo con la propria scelta.
Come ha ricordato la vice ministra degli Esteri ucraino, Mariana Betsa, molti di questi bambini hanno subito torture e violenze sessuali. Riportarli a casa non è una questione diplomatica: è un dovere morale e umano.
La Russia deve restituire ogni bambino. E il resto del mondo deve smettere di fingere che si possano portare avanti negoziati credibili ignorando ciò che costituisce un vero e proprio tentativo di cancellazione di un popolo.
