Le indagini dell’intelligence americana tornano a puntare il dito contro una forma di spionaggio antica quanto la Guerra fredda, rinnovata però nell’era dei social network: la seduzione come arma geopolitica. Secondo un’inchiesta del Times di Londra, Pechino e Mosca avrebbero messo in campo vere e proprie “spie sexy”, giovani donne dall’apparenza impeccabile e dal curriculum plausibile, incaricate di avvicinare dirigenti, ingegneri e ricercatori della Silicon Valley per estorcere segreti industriali.
Queste “honey trap” si muoverebbero tra LinkedIn, conferenze hi-tech e incontri riservati, fingendosi investitrici o professioniste del settore, capaci di insinuarsi nella vita privata dei target fino a guadagnarne la fiducia totale. Il fine sarebbe sottrarre informazioni strategiche, dalle tecnologie per la difesa all’intelligenza artificiale, e trasferirle silenziosamente all’estero. Un fenomeno tutt’altro che marginale, se si considera che il furto di proprietà intellettuale da parte di potenze straniere costerebbe agli Stati Uniti centinaia di miliardi di dollari ogni anno.
Gli apparati di sicurezza occidentali hanno già alzato il livello di allerta, perché in questa nuova “sex warfare” non ci sono trench coat o microfilm nascosti ma professionisti insospettabili, perfettamente integrati negli ambienti dell’innovazione. La spia del XXI secolo non scavalca muri né intercetta linee telefoniche. Si presenta con un sorriso, un biglietto da visita scintillante e la capacità di trasformare le emozioni in una miniera di dati.
Un argomento, quello delle "honey trap" trattato nel libro scritto a quattro mani con Vittorfranco Pisano, nel 2021, dal titolo: "I come Intelligence", che resta tutt'ora estremamente attuale.

