Blaise Metreweli, 47 anni, è stata nominata prima donna alla guida dell’MI6, il servizio segreto estero britannico, scrivendo una pagina storica nella lunga tradizione dell’intelligence del Regno Unito. L’annuncio del premier Keir Starmer ha dato il via a un rinnovamento che riflette non solo un cambiamento simbolico nei vertici, ma anche la necessità di affrontare un’epoca in cui le sfide globali si giocano tanto sul terreno geopolitico quanto su quello tecnologico. Metreweli prenderà il posto di Richard Moore nell’autunno e diventerà la diciottesima persona a rivestire il ruolo di “C”, la sigla con cui tradizionalmente viene identificato il capo dell’agenzia e con cui firma ogni comunicazione ufficiale, mantenendo viva una tradizione che risale ai primissimi anni del servizio. Attualmente direttrice generale per la tecnologia e l’innovazione, conosciuta internamente come “Q”, Metreweli ha avuto fin dall’inizio della carriera un interesse per il rapporto tra uomo e macchina, per il ruolo cruciale delle nuove tecnologie, della crittografia e dell’intelligenza artificiale nello spionaggio contemporaneo, e secondo l’ex capo Alex Younger possiede una visione chiara e un piano concreto per mantenere l’MI6 all’avanguardia in un mondo dominato dalle minacce informatiche. Laureata in antropologia a Cambridge, dove fu anche parte della squadra di canottaggio che nel 1997 sconfisse Oxford, entrò nell’MI6 nel 1999 come ufficiale sul campo e trascorse gran parte della sua carriera in incarichi operativi tra Medio Oriente ed Europa, con un periodo anche all’interno dell’MI5, l’agenzia di sicurezza interna britannica. Parlante arabo e cresciuta all’estero, ha più volte raccontato di essersi appassionata da giovane ai sistemi di cifratura e di aver coltivato da sempre l’ambizione di lavorare come spia; in un’intervista rilasciata nel 2022 al Financial Times per un’inchiesta sulle donne nei servizi segreti, sotto pseudonimo, si descriveva come una “geek” con una naturale propensione per la tecnologia, ma anche con una forte consapevolezza del valore che le donne possono portare in un ambiente tradizionalmente maschile, soprattutto nella capacità di trovare terreno comune in contesti di rischio e incertezza. Le sue parole riflettono la convinzione che la sensibilità femminile possa essere un punto di forza decisivo nell’intelligence moderna. Con origini familiari nell’Europa orientale – il suo cognome deriva da quello georgiano Metreveli – Metreweli porta con sé un bagaglio internazionale che ben si inserisce in un ruolo sempre più esposto agli scenari globali. La sua nomina arriva più di trent’anni dopo che l’MI5, il servizio di sicurezza interno, aveva scelto la sua prima donna al comando con Stella Rimington, seguita da Eliza Manningham-Buller, e due anni dopo che il GCHQ aveva affidato la guida a Anne Keast-Butler. Non sorprende dunque che Starmer abbia definito “storica” questa scelta, sottolineando come il Regno Unito si trovi a fronteggiare minacce senza precedenti, tra navi spia che solcano le acque britanniche e hacker che cercano di paralizzare i servizi pubblici con sofisticati cyber attacchi. In un contesto simile, l’esperienza, la visione tecnologica e la resilienza di Metreweli sembrano gli strumenti essenziali per guidare l’MI6 nel delicato equilibrio tra tradizione e innovazione, tra discrezione e leadership pubblica, rendendo la sua figura non solo simbolica ma strategica per il futuro della sicurezza nazionale britannica.
Il disonore è evidente. Abbandonare il popolo ucraino a chi ha distrutto le sue case, deportato i suoi bambini e cercato di annientarne l'identità significa tradire sé stessi e il mondo. II piegarsi di Trump a Putin e il trattare l'Ucraina come un fastidio riporta alla parola desueta "onore", ormai malvista perché associata a concetti apparentemente superati. Eppure, il disonore lo si vede a occhio nudo. Le parole di Mattarella, che collocano l'invasione russa nella storia europea come la riproduzione a parti invertite dei fasti osceni del Terzo Reich imperialista a caccia del suo spazio vitale, contrastano con il cinismo della Casa Bianca trumpiana, che baratta la pace con un piatto di lenticchie, le terre rare. Il disonore dell'abbandono dell'alleato, della commercializzazione della pace, emerge nella sua forma più schietta e ultimativa. Un popolo non è un concetto astratto: è fatto di vecchi e bambini, di giovani donne e uomini, delle loro case, della l...