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Aeroflot e il “cannibalismo” aereo: un segnale del collasso tecnologico russo

L’industria aeronautica russa sta affrontando una delle peggiori crisi della sua storia. Aeroflot, la principale compagnia del Paese, sarebbe costretta a smantellare otto aerei cargo — sei Boeing 737-800BCF e due 747-400 — per ricavarne pezzi di ricambio destinati alla manutenzione della propria flotta passeggeri.

La decisione, frutto della carenza cronica di componenti originali dovuta alle sanzioni internazionali, evidenzia la fragilità del settore. Da tempo le compagnie russe non possono acquistare nuovi velivoli né accedere ai software e ai materiali di manutenzione certificati in Occidente.

La “cannibalizzazione” degli aerei, una pratica una volta eccezionale, è ormai diventata routine. Secondo alcune stime, se le restrizioni dovessero proseguire, entro il 2026 la Russia potrebbe perdere oltre la metà della sua flotta civile.

L’operazione di Aeroflot rappresenta dunque un segnale d’allarme: la sopravvivenza dell’aviazione russa sembra ormai dipendere dal sacrificio dei propri mezzi, in un contesto di crescente isolamento tecnologico e logistico.

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