Russia e Bielorussia hanno dato il via alle esercitazioni militari “Zapad-2025”, manovre costruite per mostrare i muscoli e, soprattutto, per simulare un conflitto diretto con la NATO. Fin qui nulla di sorprendente: è la consueta dimostrazione di forza che Mosca e Minsk ripetono ciclicamente per lanciare messaggi di minaccia all’Occidente. Ma il vero colpo di scena è arrivato con la decisione degli Stati Uniti di partecipare come osservatori, accettando di assistere a uno spettacolo che ha come obiettivo primario l’aggressione alla stessa alleanza di cui sono parte.
Il ministro della Difesa bielorusso, Viktor Khrenin, ha dichiarato con orgoglio di aver dato agli ospiti americani “pieno accesso” alle esercitazioni. Un’offerta che suona più come una trappola propagandistica che come un gesto di trasparenza. Washington ha abboccato, presentandosi in prima fila in un teatro di guerra simulata contro la NATO, legittimando di fatto il messaggio di forza che il Cremlino e Lukashenko vogliono trasmettere. È difficile non leggere questa scelta come un errore clamoroso: un passo che rischia di essere interpretato come cedimento, se non addirittura complicità, mentre i Paesi più esposti – Polonia e Baltici in primis – chiedono fermezza e coerenza.
Non si tratta di un dettaglio tecnico o di diplomazia sottile: queste esercitazioni comprendono anche la simulazione dell’uso di armi nucleari tattiche, inclusi i missili “Oreshnik” che Mosca intende schierare in Bielorussia entro la fine dell’anno. Sedersi sugli spalti di una simile rappresentazione equivale a normalizzare l’idea che la minaccia nucleare possa diventare un elemento ordinario del confronto internazionale.
Gli Stati Uniti giustificano la loro presenza con la necessità di “monitorare da vicino” e con la volontà di aprire un canale di dialogo con Minsk, che di recente ha liberato 52 prigionieri politici in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Ma qui la diplomazia rischia di trasformarsi in ingenuità: perché dare credito a un regime che resta saldamente legato a Mosca, concedendogli il privilegio di esibire ufficiali americani come trofei propagandistici?
La verità è che questa decisione appare come un passo falso strategico e politico. Non solo indebolisce l’immagine di coerenza e fermezza degli Stati Uniti, ma mina l’unità occidentale proprio nel momento in cui la NATO deve mostrarsi compatta di fronte all’aggressività russa. Accettare di osservare Zapad-2025 significa accettare, almeno in parte, la narrativa del Cremlino. E questo, in un’epoca segnata dalla guerra in Ucraina e dalle violazioni sistematiche dello spazio aereo della Polonia, è un lusso che l’Occidente non può permettersi.
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