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Mattarella nella lista dei “russofobi” di Mosca: l’Italia protesta e convoca l’ambasciatore russo.

Sergio Mattarella torna nel mirino della Russia. Il presidente della Repubblica è stato inserito nella nuova sezione del sito del ministero degli Esteri russo, intitolata “Esempi di manifestazioni di russofobia”. Il portale raccoglie dichiarazioni, nomi e citazioni di leader occidentali e ucraini, accusati da Mosca di diffondere odio contro la Russia. Insieme a lui compaiono anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Difesa Guido Crosetto finiscono nell’elenco. Una mossa che ha suscitato l’immediata reazione della Farnesina, che ha annunciato la convocazione dell’ambasciatore russo a Roma.

La pagina russa non è una “blacklist” in senso stretto, ma si presenta come un archivio ideologico: raccoglie dichiarazioni testuali, date e contesti attribuiti a figure pubbliche internazionali, con l’intento di etichettare come russofobo chiunque critichi Mosca. Secondo il Cremlino, molte delle affermazioni raccolte violerebbero una risoluzione Onu sulla promozione del dialogo interculturale e della tolleranza. Ma in realtà, la sezione sembra rispondere più a esigenze di propaganda che a logiche diplomatiche, pensato per restituire un’immagine del mondo attraverso la lente deformante della retorica russa.

Perché Mattarella è finito nel mirino di Mosca: i passaggi contestati

Il primo nome italiano compare quasi subito: Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica è citato per due discorsi pubblici, riportati integralmente nella nuova sezione russa. Il primo risale al febbraio 2025, durante una lectio magistralis all’Università di Marsiglia, in cui il presidente italiano aveva dichiarato: “Prevalse il principio di predominio, non la cooperazione. E queste furono guerre di conquista. Questo era il piano del Terzo Reich in Europa. L’attuale aggressione russa contro l’Ucraina è di questa natura”.

Il secondo passaggio incriminato risale al maggio 2024, durante la cerimonia per l’80° anniversario della battaglia di Montecassino: “La tragedia del popolo ucraino ci ricorda la distruzione che ha colpito i Paesi europei e ci invita a rinnovare il nostro impegno nella difesa della pace, della libertà e dello stato di diritto dai regimi dittatoriali”.

Per Mosca, queste parole configurano un “incitamento all’odio”. Per il resto del mondo, sembrano normali dichiarazioni di condanna verso una guerra. 

E non è la prima volta che Mosca se la prende con il presidente italiano: Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, lo aveva già accusato di “blasfemia”, arrivando persino a lanciare una petizione online farsesca contro di lui, con firme di presunti cittadini dai nomi improbabili. Non contenta, la stessa Zakharova ha anche proposto l’istituzione di una “Giornata internazionale contro la russofobia” e diffuso un adesivo digitale con la parola russa “ukokoshit”, un termine colloquiale che può significare “eliminare” o “mandare all’altro mondo”. Per questa reazione scomposta di Mosca lanciai - il 15 febbraio 2025 - questa petizione online a sostegno del presidente Mattarella. 

Mosca: anche Tajani e Crosetto nell’elenco

Nel calderone finiscono anche due interviste al Messaggero, entrambe rilasciate nel 2024: Le parole di Tajani, in particolare, collegavano la resistenza ucraina alla lotta partigiana italiana: “Vorrei vedere bandiere blu e gialle alla marcia del 25 aprile. I combattenti ucraini, come i partigiani e i soldati dell’esercito di liberazione del 1945, combattono per la libertà”. Crosetto, dal canto suo, aveva dichiarato: “Putin vuole tutta l’Ucraina, e nessuno garantisce che si fermerà lì”.

Frasi che, in qualunque altro contesto, rientrerebbero nel normale dibattito geopolitico. Ma che secondo il ministero degli Esteri russo configurano “incitamento all’odio”. A sorpresa, compare anche una frase del ministro francese Stéphane Séjourné, finita forse per errore nel paragrafo italiano.

Chi altro c’è nella lista “dei russofobi”?

Non è solo l’Italia a finire nel mirino di Mosca. Nella nuova “lista nera” digitale spuntano nomi di peso della politica europea e internazionale. Dal cancelliere tedesco Friedrich Merz al presidente francese Emmanuel Macron, passando per il premier olandese Mark Rutte, a cui vengono contestate ben tre dichiarazioni. Non manca l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, protagonista con ben sette citazioni incriminate. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’unico americano segnalato è il senatore Lindsay Graham, noto per aver ipotizzato, in modo a dir poco esplosivo, che gli Stati Uniti avrebbero potuto bombardare la Russia se Mosca non avesse rispettato un ultimatum imposto dal presidente Usa Donald Trump per risolvere la crisi ucraina.

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