Passa ai contenuti principali

Arrestato l'ex agente austriaco Egisto Ott. Spiava per i russi


Egisto Ott è una vecchia conoscenza dei servizi italiani. Tanto legato al nostro Paese da firmarsi, nei dispacci che mandava a Jan Marsalek, con il nome di «Giovanni Parmigiano». Ma ora che Egisto Ott è agli arresti a Vienna - il più importante «agente doppio» che la Russia abbia reclutato in anni recenti, in quel colossale affaire esploso tra l’Austria e la Germania che è il caso Marsalek, o lo scandalo Wirecard - è anche necessario chiedersi: che uso ha fatto Egisto Ott dei suoi contatti italiani? A Vienna, la polizia indaga anche su questo.

«La cosa triste è che Egisto Ott era uno dei migliori agenti che l’Austria abbia avuto», ha detto un investigatore allo studioso di terrorismo Thomas Riegler. Ma sempre, fin da giovane, un irrequieto. «E le teste calde -scrive Riegler - a Vienna per tradizione venivano mandate lontano». Fu così che Egisto nel 2001 arrivò a Roma: agente di collegamento tra l’Austria e l’Italia. Nato in Carinzia 62 anni fa, madre italiana, perfettamente bilingue. Sono gli anni del terrorismo islamico, la collaborazione con Vienna risulterà importante. Ott diventa amico di alcuni dei nostri migliori poliziotti. Nel 2010 va a Istanbul. Ed è lì - si sospetta - nel porto aperto frequentato da ceceni e caucasici, siriani e russi, che viene agganciato dagli uomini del Cremlino.

I primi sospetti

Tornato in patria nel 2012, si occuperà di guidare gli agenti sotto copertura. È amico fraterno e diventerà assistente personale di Martin Weiss, capo operativo dei servizi austriaci BVT (poi sciolti). Ma qualcosa comincia a non quadrare. Weiss, nel frattempo, ha conosciuto Jan Marsalek. Costui è il «geniale» numero 2 di Wirecard, la società tedesca dei pagamenti online, tra le 30 aziende della Borsa Dax, che crollerà come un castello di carte; ma è anche già un «asset» (agent vliyaniya, agente d’influenza manovrato dai russi) e in seguito reclutatore per conto di Mosca dove scapperà nel 2020.

È importante notare le date. Nel 2017 i britannici avertono Vienna che nel BVT c’è una «talpa»: e indicano Egisto Ott. Prove decisive però non ne emergono. Ott viene sospeso per 6 mesi, gli sono tolti gli accessi ai database delle polizie Ue, ma conserva l’email ufficiale. Viene spostato a insegnare il mestiere alle reclute all’Accademia. Nel 2021, la seconda sospensione. Il suo capo Weiss invece nel 2018 fugge a Dubai. Qui crea — non diversamente da esperti di sicurezza di altri Paesi — una società privata di intelligence, che metterà al servizio di Marsalek e dei russi. Il suo uomo a Vienna è «Giovanni Parmigiano».

Le telefonate in Italia

L’incriminazione di Egisto Ott è lunga 530 pagine, il Corriere ha potuto leggerne un’ampia parte. Del filone «italiano» ha parlato per primo un piccolo giornale di Bolzano, Salto, e il giornalista investigativo Christoph Franceschini, affermando che le «tracce di Egisto Ott portano in Alto Adige». L’incriminazione viennese le conferma. Sono tante le telefonate di Egisto Ott in Italia: al capo della squadra mobile di una grande città, a uomini dell’Aise, a generali dei carabinieri e funzionari di polizia. Lavoro. Ma sono quelle a due agenti del Ros, e in particolare a Luca B. di stanza a Udine (ora in pensione) che sono — agli occhi degli inquirenti austriaci — particolarmente sospette. Nel 2021 Vienna chiede assistenza internazionale alla Procura di Venezia proprio sul suo caso. Si indagherà senza arrivare a nessun’incriminazione.

L’elenco degli spiati

Ott, sospeso e senza accesso ai database, chiede a più riprese a Luca B. di fare delle ricerche, spacciandole per informazioni tra colleghi. «Cosa sa la polizia italiana di...?»; «Ci sono tracce in Italia di...?». L’elenco degli attenzionati è una mappa degli interessi della macchina repressiva putiniana in Europa. Ci sono Dmitry Senin, ufficiale del Fsb che ha defezionato (ora agli arresti in Montenegro) e la sorella Irina Mololkina. C’è Maria Borodunova, sulla quale si erano scatenati i tabloid della Lettonia: 36 anni, ex fidanzata di una star del basket, è in realtà l’ amante di Arkady Rotenberg, l’oligarca amico d’infanzia e compagno di judo di Vladimir Putin.

Maria è proprietaria di un attico da 60 milioni a Montecarlo. Può verificare Luca B., chiede Egisto Ott, se è passata con la sorella Viktorija al Baglioni di Venezia? «Affermativo», è la risposta. C’è Stanislav Petlinsky, tuttofare nella cerchia ristretta di Putin che organizzerà la fuga di Marsalek a Mosca via Minsk: la ricerca servirà per garantire un passaggio «sicuro» in Europa? Compaiono nomi italiani e libici, come Elbashir Shkahi (passato «due volte da Fiumicino» nel 2016, riferisce Luca B.).

Richieste e risposte girano su Whatsapp, fuori dai protocolli. Una volta Luca chiede tempo perché «il capo controlla gli accessi». Ciononostate, il carabiniere del Ros ha sempre affermato di non aver saputo della sospensione di Ott e di aver considerato quelle richieste «ufficiali». Non a caso, anche per proteggersi, in genere le ha protocollate.

I paradossi del diritto del pubblico impiego austriaco

Il fatto che Ott abbia continuato a prestare servizio per anni nonostante tutti i sospetti rivela un secondo aspetto grottesco nel diritto del pubblico impiego austriaco. Come noto, Ott è stato sospeso per la prima volta nel 2017. A quel tempo, BVT ha ricevuto informazioni da un "servizio amichevole" che stava inoltrando dati top secret al suo indirizzo Gmail privato. Tuttavia il Tribunale amministrativo federale ha revocato la sospensione con questa decisione e poi ancora con questa decisione. Motivo: la notifica è stata formulata in modo troppo vago; non è stato possibile dimostrare che avesse trasmesso dossier segreti ai russi. 

Come sia potuto restare al suo posto dopo i sospetti del 2017 è difficile da capire. Di quali coperture godeva al ministero dell’Interno diretto da Herbert Kickl che potrebbe essere il prossimo cancelliere austriaco ed è il leader più filorusso d’Europa? 

Post popolari in questo blog

HOSTAGE IN GAZA

Un caro amico israeliano ha voluto condividere con me questo video, realizzato in Sudafrica, per chiedere la liberazione degli ostaggi israeliani catturati dai terroristi di Hamas un mese fa. Personalmente, mi ha emozionato. La lunga linea rossa - vista dall'alto - è in effetti l'insieme dei volti e nomi di coloro che sono stati sequestrati. Aviv (2 anni), Eden (28 anni), Kfir (1 anno), Jimmy (33 anni), Gadi (80 anni), Diza (84 anni), Nili (41 anni) sono solo alcune delle 241 persone inermi che sono state rapite da Hamas. La loro unica colpa è quella di essere ebrei.  Donne, bambini ed uomini che vengono usati ora come arma di ricatto dai terroristi e che sono alla mercé di questi sanguinari tagliagole.  Chiediamo il ritorno sicuro di tutti i cittadini che sono stati presi in ostaggio dal gruppo terroristico Hamas. Non ci riposeremo fino al rilascio e ritorno a casa in sicurezza di ognuno di loro. #BringThemHome (La visualizzazione su smartphone è ottimale a tutto schermo, clic

Morto Alfredo Mantici, Vicepresidente Albo Nazionale Analisti Intelligence. Guidò gli analisti del Sisde

Malore fatale in auto su via Aurelia.  Un medico di passaggio lo ha trovato privo di sensi a bordo della sua Volkswagen. Ha cercato di rianimarlo, lo stesso hanno fatto i suoi colleghi di due ambulanze partite dai presidi di Marina di San Nicola e di Ladispoli, ma tutto è stato inutile.  Ma chi era Alfredo Mantici? Dopo essersi laureato in Medicina Mantici ha frequentato l’Accademia navale di Livorno come allievo ufficiale di Marina dove è rimasto fino al 1978 quando è entrato al Sisde.  Nei Servizi ha ricoperto vari ruoli: ha lavorato presso la Divisione Analisi e Documentazione, come direttore della Sezione Analisi e Studi e poi come vice direttore e direttore della Divisione stessa.  È stato anche vice direttore della Divisione Relazioni Estere. In seguito  ha diretto le Divisioni Contro-Minaccia Diversificata e Contro-Minaccia Economica e Industriale dal 1997 al 2000, fino alla nomina di responsabile della Scuola di addestramento del Servizio. Nel 2002 è stato nominato capo del Dip

Pavel Durov, il fondatore di Telegram, è stato arrestato in Francia

Il creatore ed Amministratore delegato di Telegram, il miliardario Pavel Durov, è stato arrestato all'aeroporto di Parigi e messo in custodia. Da quanto si è appreso, sarebbe stato arrestato subito dopo il suo arrivo in Francia dall'Azerbaigian dove è giunto con un aereo privato.  Secondo fonti francesi, Durov è stato messo in custodia come misura restrittiva nell'ambito di in un procedimento penale. Ufficialmente le autorità non hanno ancora annunciato l'arresto di Durov. Tuttavia, sembra che le accuse mosse dalle autorità francesi nei confronti di Durov siano connesse con il fatto che Telegram, di fatto agevoli il traffico illegale di droga, i crimini di pedopornografia e altre frodi. Questo perché Telegram rifiuta di collaborare con le autorità. Fonti vicine agli investigatori sostengono che nei confronti di Durov fosse stato emesso un mandato di cattura che, appena l'uomo d'affari è giunto in Francia, ha fatto scattare l'arresto. Resta da capire come mai