I giudici di Trento dicono no a Putin. Negata l’estradizione in Russia di Alexander Rubtsov, capo del colosso aeronautico Ilyushin: “Rischia la tortura”.
Il ricco oligarca da anni in aperto contrasto con Putin ha lo status di rifugiato in Lettonia ed è accusato di una presunta frode legata a due auto aziendali. Il Ministro Nordio ha dato ordine di liberare tutti i cittadini inseguiti da mandati di arresto di Mosca
“Nel suo Paese corre il rischio di subire trattamenti inumani: no all’estradizione”. Uno dei manager più importanti della Russia, Alexander Rubtsov, 65 anni, amministratore delegato del colosso aeronautico Ilyushin, ma oggi inserito nella cerchia sempre più ampia dei nemici di Putin è stato rimesso in libertà dalla Corte di appello di Trento poche ore dopo che la polizia lo aveva arrestato a Bolzano. Il manager era risultato, in seguito ad un controllo, destinatario di un mandato internazionale di arresto emesso dalla Corte Babushkinskiy di Mosca.
Ma l’accusa di frode relativa alla gestione di auto aziendali risalente al 2019, viene seccamente respinta da Rubtsov e dal suo legale italiano, l’avvocato di Sanremo Andrea Rovere che da anni assiste perseguitati del regime di Vladimir Putin. Entrambi collegano il mandato di cattura alla posizione politica del manager in aperto contrasto con quelladei Putin.
Anche se i giudici italiani hanno convalidato l’arresto – poiché rispondeva a un regolare mandato di cattura dell’Interpol – hanno sottolineato come “recentemente sia la Corte di Cassazione che le corti di merito si sono pronunciate negativamente in ordine a richieste di estradizione provenienti dalla Federazione Russa, in particolare per il rischio del mancato rispetto dei diritti fondamentali previsti dagli arti. 698 e 705 del codice di procedura penale”.
Ovvero quelli che negano l’estradizione in caso l’arrestato rischi nel suo paese per motivi politici, religiosi o di razza di vedere violati i suoi diritti e in particolare la sua integrità fisica e psicologica attraverso torture e trattamenti inumani e degradanti, tutti aspetti tutelati dalla Convenzione dei diritti dell’uomo.
La Corte di Treno fa sue le considerazioni della Cassazione quando rileva come “ che, in seguito al conflitto bellico nel territorio dell'Ucraina, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa, preso atto che il Governo della Federazione Russa ha informato il Segretario Generale del proprio recesso dal Consiglio d'Europa… ha deciso che la Federazione Russa cessi di essere membro del Consiglio d'Europa a partire dal 16 marzo 2022” con la conseguenza che la Russia non partecipa più alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo ponendosi quindi al di fuori di uno dei principi cardine delle convenzioni relative alle estradizioni.
I giudici di Trento, inoltre sottolineano che da “Informazioni informalmente acquisite presso il Ministero della Giustizia, pare consolidarsi un orientamento in capo al Ministero, in caso di mandato di arresto internazionale emesso da una Corte della Federazione Russa, volto a non richiedere il mantenimento di misure coercitive eventualmente applicate, ovvero a richiedere la revoca delle misure in essere”.
Una linea che era emersa per la prima volta a Genova in una vicenda analoga di richiesta di estradizione in Russa, quando il Ministero aveva fatto scarcerare l’arrestato ancor prima della decisione della Corte di Appello.
Altro motivo che ha portato alla scarcerazione di Rubtsov è che “ risulta avere lo status di rifugiato riconosciutogli dalla Lettonia ed è in possesso di un titolo di viaggio per rifugiati Lettone… e ha manifestato la volontà di non acconsentire all'estradizione verso la Russia, rappresentando agli operatori procedenti di avere timore per la sua incolumità, così come già riferito nelle sue memoria all'atto di richiedere asilo politico verso la Lettonia”.