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Biden vuole dare a Kyiv 300 miliardi di Putin, Roma coordinerà l'azione


L'operazione sui soldi congelati si dovrebbe svolgere in ambito G7 sotto la presidenza italiana cui spetterebbe di armonizzare le posizioni tra gli alleati insieme all'Alto rappresentante Ue.

Usare i soldi russi congelati, per finanziare l'Ucraina. L'amministrazione Biden ha deciso di seguire questa strada, anche per aggirare i problemi che sta incontrando al Congresso e tra gli europei, per continuare ad aiutare Kyiv a difendersi dall'invasione di Mosca. E siccome l'operazione viene gestita in ambito G7, di cui l'Italia assume la presidenza il primo gennaio, fonti della Farnesina confermano che Roma intende assumersi il compito di armonizzare le posizioni tra gli alleati, insieme all'Alto rappresentante Ue per la Politica Estera Borrell.

Quando Putin ha ordinato la sua aggressione, la Banca centrale russa aveva circa 300 miliardi di dollari all'estero, per la maggior parte investiti negli Stati Uniti e in Euroра, in particolare Belgio e Svizzera. Il Cremlino non li aveva ritirati prima di attaccare, perché non voleva confermare che stava per invadere il Paese vicino, come denunciavano da tempo i servizi di intelligence americani e britannici, e forse anche perché non si aspettava che i suoi soldi sarebbero stati confiscati.

Ma aveva sbagliato i calcoli, e trattandosi di dollari, Washington aveva il diritto di bloccarli. Da allora in poi questa montagna di soldi è rimasta nelle banche dove era stata trasferita, senza che nessuno li toccasse: né la Russia, né i suoi nemici. Per almeno due ragioni: primo, gli Usa non erano convinti di avere l'autorità legale per spenderli; secondo, temevano che impossessarsi di quei capitali avrebbe spinto altri Paesi a ritirare i propri, o cambiarli in altre monete, affossando il valore del biglietto verde. 

Ora però, secondo New York Times e Financial Times, l'amministrazione sta cambiando parere. Un po' perché ha bisogno di soldi, visto che la Camera a maggioranza repubblicana sta ostacolando i nuovi finanziamenti, così come membri dell'Unione europea tipo l'Ungheria; e un po' perché si è convinta che non ci saranno particolari ripercussioni legali ed economiche, se dovesse usare quei dollari per finanziare la difesa di un Paese illegalmente aggredito dalla Russia. Anche la segretaria al Tesoro Yellen, all'inizio titubante, sembra ora essere d'accordo. E' possibile che sia necessaria un'autorizzazione del Congresso per sequestrare e spendere quei fondi, ma Biden è convinto che su questo il Parlamento non alzerà le barricate. Anzi: vorrebbe dire finanziare Zelenskyy senza cacciare un soldo americano.

Perciò gli Usa, secondo il New York Times, hanno chiesto ai membri del G7, Roma in testa, di immaginare un piano per impossessarsi dei capitali di Putin e usarli contro di lui. Nel luglio scorso la Banca d'Italia aveva rivelato di aver congelato 2,5 miliardi di dollari di beni russi. L'obiettivo è finalizzare l'operazione entro il 24 febbraio, secondo anniversario dell'invasione. Oltre agli Usa, i Paesi baltici e nord europei spingono molto in questa direzione. 

La mossa, oltre a far infuriare Mosca che minaccia di rispondere con cause e rappresaglie, potrebbe rappresentare una svolta nel conflitto. Primo, perché vedendosi portare via questa montagna di soldi, il Cremlino potrebbe riconsiderare l'ipotesi di sedersi al tavolo delle trattative, in cambio della loro restituzione. Secondo, perché 300 miliardi di dollari sono cinque volte il finanziamento chiesto da Biden al Congresso per continuare gli aiuti all'Ucraina, che cosi potrebbero procedere per diversi anni, soffocando in Putin ogni illusione di riuscire a stancare presto la resistenza dell'Occidente. Resta il dubbio se questi fondi possano essere usati per acquistare armi, pagare i conti del governo ucraino, oppure come collaterali per l'emissione di obbligazioni. Qualunque sia alla fine la risposta tecnica, la sostanza cambia poco: i soldi di Mosca verrebbero usati contro Putin, per sconfiggerlo nella sua aggressione imperialista.

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