La durezza e la chiarezza con le quali ieri il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha delineato i motivi per i quali il conflitto provocato dalla Russia va contrastato sono un richiamo trasversale. La platea europea del vertice sulla guerra a Arraiolos, in Portogallo, ha aggiunto peso alle sue parole.
Possiamo definirlo un appello del presidente a non farsi illusioni, ovvero un richiamo alla dura realtà: arrendersi oggi davanti agli ostacoli significherebbe correre domani rischi peggiori. Mattarella è arrivato a evocare, nel suo intervento a porte chiuse, la tragedia che si consumò nel 1938-39, quando l'espansionismo nazista creò le premesse della Seconda guerra mondiale. L'errore fu di non fermare Hitler quando sarebbe stato possibile, e la Storia purtroppo rischia di concedere il bis: "Se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri Paesi ai confini con la Russia; ciò condurrebbe a un conflitto generale e devastante, dai confini imprevedibili", ha rammentato agli immemori. Nessuno potrebbe sentirsi al sicuro, nemmeno quanti oggi si domandano se vale la pena aiutare Zelenskyy e la sua gente.
Chi veramente desidera la pace e vuole arrivarci quanto prima, non può che stare dalla parte di Kyiv sostenendola fino in fondo. "Serve assistenza militare", specifica Mattarella lasciando ovviamente al governo il compito di stabilire il come e il quanto. Oltre alle armi, in prospettiva, occorrono garanzie per la futura ricostruzione dell'Ucraina. Un impegno dunque di lunga durata.