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La continua repressione della Russia sulle VPN


Il blocco prenderà di mira soprattutto le VPN che forniscono accesso alle piattaforme di social media di proprietà di Meta.

La Russia prevede di vietare i servizi VPN da tutti gli app store del paese nel 2024. Abbreviazione di Virtual Private Network, le VPN sono software di sicurezza che crittografano le connessioni Internet e falsificano gli indirizzi IP degli utenti per garantire loro l'accesso a contenuti con restrizioni geografiche. Questo è esattamente il motivo per cui il Cremlino cerca di bloccare questi servizi, in particolare quelli che forniscono l'accesso alle piattaforme di proprietà di Meta, considerata "un'organizzazione estremista" in Russia.

Le autorità russe combattono da tempo contro l’uso delle VPN russe con diversi mezzi. Tuttavia, queste crociate anti-VPN non hanno sempre ottenuto i risultati desiderati: i download delle VPN in Russia sono saliti alle stelle dall’inizio del conflitto in Ucraina.

Dal 1° marzo 2024 entrerà in vigore un ordine secondo il quale i servizi VPN che forniscono l'accesso ai siti vietati in Russia saranno bloccati da Roskomnadzor su tutti i mercati. Roskomnadzor,  l'ente regolatore russo delle telecomunicazioni, prenderà di mira soprattutto quelle VPN che forniscono ai cittadini l'accesso a Instagram e Facebook, entrambe vietate nel paese.

La notizia arriva come l’ennesima crociata di censura avviata dal Cremlino contro i fornitori di VPN. Tuttavia, le modalità con cui Mosca intende far rispettare il divieto sono ancora sconosciute. Ciò che è certo è che la censura delle VPN è da tempo in cima alla lista delle priorità di Putin. Tuttavia, Samuel Woodhams, ricercatore sui diritti digitali presso Top10VPN, ha dichiarato che, nonostante il fatto che l'accesso al software di elusione sia limitato tre volte di più rispetto alla media globale, è ancora molto lontano da dove si trovano Cina e Iran.

Gli utenti hanno segnalato alcune misure restrittive temporanee della VPN a livello di protocollo che hanno interessato sia WireGuard che OpenVPN. Pochi mesi prima, il governo aveva addirittura lanciato una nuova campagna di disinformazione per dissuadere i cittadini dall’utilizzo di questi strumenti.

Roskomnadzor, tuttavia, alimenta la sua lista nera centralizzata di Internet dal 2012, con URL, nomi di dominio e indirizzi IP ritenuti illegali. Molti di questi erano in realtà siti di provider VPN, che in seguito decisero di ritirare completamente i loro servizi dal Paese per aver rifiutato i nuovi requisiti governativi. 

Nel 2022, a seguito dell’invasione dell’Ucraina, sono state bloccate più di 100.000 risorse rispetto alle circa 7.000 dell’anno precedente. Da allora i cittadini si sono rivolti in massa alle VPN, con successo, tranne che per alcuni problemi intermittenti di tanto in tanto. Anche negli ultimi anni i fornitori di VPN sembrano aver investito molto in tecnologie in grado di superare in astuzia gli sforzi del governo russo. Le funzionalità resistenti alla censura e la tecnologia di offuscamento sono ormai parte integrante di molte infrastrutture VPN.

Resta da vedere se il Cremlino riuscirà o meno ad avere successo nel suo ultimo tentativo di reprimere l’utilizzo delle VPN. 

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