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Jens Stoltenberg: "Esiste una differenza netta fra sconfitta e pace"


"La Nato esiste non per provocare conflitti, ma per prevenirli", mette in chiaro il segretario generale intervistato da Monica Maggioni a In Mezz'ora su Rai3.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, è stato ospite di Monica Maggioni a “In mezz'ora”, su Rai3, affrontando diverse questioni attorno alla Russia e all'Ucraina. 

Il "modo migliore" per mettere fine al conflitto "in modo equo e duraturo" è "sostenere" il governo di Kiev, ha detto, "l'Ucraina ha lanciato una controffensiva che tutti ovviamente speravamo sarebbe stata più spedita, ma sta gradualmente guadagnando terreno".

Quanto all'azione del Vaticano, "naturalmente noi accogliamo con favore tutti gli sforzi atti a cercare di trovare una soluzione pacifica alla guerra in Ucraina". Però "allo stesso tempo dobbiamo renderci conto che esiste una differenza netta fra sconfitta e pace, questa non è una guerra fra pari, l'Ucraina non è, e non è mai stata, una minaccia per la Russia. Se il presidente Putin smetterà di combattere avremo la pace, se smetteranno di combattere il presidente Zelensky e gli ucraini invece l'Ucraina cesserà di esistere come nazione sovrana e indipendente".

"La Nato non esiste per provocare conflitti, ma per prevenirli, per salvaguardare la pace", ha sottolineato il segretario generale, “ed è esattamente quello che stiamo facendo. Dopo la guerra fredda quando le tensioni sono diminuite, gli alleati della Nato compreso il mio paese, la Norvegia, hanno ridotto le spese per la difesa. Dopodiché quando le tensioni aumentano, come adesso con la guerra in pieno svolgimento in Europa, dobbiamo essere in grado di aumentare gli investimenti per la nostra sicurezza. Cedere alle richieste di Vladimir Putin prima dell'intervento militare della Russia in Ucraina avrebbe messo tutti gli alleati della Nato in una posizione molto pericolosa. La guerra contro l'Ucraina e il nostro sostegno all'Ucraina riguardano non soltanto l'Ucraina, ma anche il nostro interesse di sicurezza".

L'incontro fra Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un “dimostra quanto il presidente Putin e la Russia siano isolati”, riflette infine Stoltenberg, “per procurarsi armi e munizioni la Russia deve andare in Corea del Nord e in Iran”. 



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