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Dalla cyberguerra alle trincee: la NATO ripensa la difesa mentre l’Ucraina si addestra in Polonia

Le recenti dichiarazioni dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone al Financial Times segnano un momento delicato per la postura della NATO di fronte alla guerra ibrida condotta dalla Russia. Cavo Dragone, che presiede il Comitato Militare dell’Alleanza, ha spiegato che i membri stanno valutando la possibilità di assumere un atteggiamento più proattivo, soprattutto in ambito informatico. Finora la NATO si è comportata in modo prevalentemente reattivo, rispondendo a attacchi cyber, sabotaggi o violazioni dello spazio aereo solo dopo che questi si erano verificati; ma l’ammiraglio non ha escluso che, in alcune circostanze, anche un “attacco preventivo” possa essere interpretato come una forma di autodifesa. È un cambio di tono significativo, che riflette le crescenti pressioni dei Paesi dell’Europa orientale, da tempo bersaglio di operazioni ibride e sempre più convinti che limitarsi a reagire non sia più sufficiente.

Le parole di Cavo Dragone hanno provocato un’immediata reazione di Mosca. La portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, le ha definite un passo “estremamente irresponsabile”, accusando l’Alleanza di alimentare tensioni già altissime. Nonostante la cornice di negoziati e contatti diplomatici che continuano a emergere, la Russia non dà alcun segnale di rallentamento nella guerra contro l’Ucraina, mentre le operazioni sul campo proseguono senza sosta.

Nel frattempo, nelle foreste della Polonia orientale, un gruppo di soldati ucraini porta avanti un addestramento intensivo in un campo norvegese. Le esercitazioni riguardano soprattutto lo sgombero delle trincee, con l’uso di droni che sganciano granate prima degli assalti, una tattica ormai centrale nel conflitto in Ucraina. Gli istruttori norvegesi e ucraini descrivono questo scambio come una collaborazione proficua: gli ucraini portano l’esperienza diretta della guerra sul campo, mentre i norvegesi contribuiscono con procedure, tecniche e approcci maturati nell’ambito NATO. Il campo, chiamato Jomsborg in riferimento a una leggendaria fortezza vichinga, è diventato un luogo dove competenze operative diverse si incontrano e si contaminano.

Nonostante l’interesse di vari alleati — in particolare dei Paesi più esposti alle pressioni russe — per una risposta più energica alle minacce ibride, Cavo Dragone non manca di sottolineare quanto la NATO debba confrontarsi con vincoli etici, legali e giurisdizionali che non gravano sulla Russia. È un richiamo ai limiti strutturali entro cui l’Alleanza deve muoversi: anche quando considera un approccio più deciso, la NATO resta legata a un quadro normativo che la obbliga a un equilibrio costante tra deterrenza, autodifesa e rispetto del diritto internazionale.

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