“If Russia Wins” del politologo tedesco Carlo Masala è uno di quei libri che costringe il lettore a fermarsi, respirare e fare i conti con un futuro che fino a ieri sembrava impensabile e che oggi, invece, bussa con inquietante insistenza alla porta dell’Europa. Masala non indulge in rivelazioni sensazionalistiche: il suo valore sta altrove, nella capacità di collegare in modo chiaro e rigoroso fatti che molti hanno osservato negli ultimi decenni senza riuscire davvero a inserirli in un quadro coerente. Il risultato è un’analisi che suona allarmante non perché esagerata, ma perché estremamente plausibile.
Il punto di partenza è semplice e disarmante: la Russia non aspira a una Terza Guerra Mondiale, non vuole l’escalation nucleare che spesso agita come spauracchio. Ciò che cerca è molto più subdolo, e al tempo stesso devastante: la sconfitta dell’Occidente senza guerra, l’erosione della credibilità della NATO e l’indebolimento progressivo della struttura politica e democratica europea. È in questo contesto che Masala inserisce una descrizione lucidissima del presente. Le prime pagine del suo scenario sono già sotto i nostri occhi: gli Stati Uniti che tentennano, riducono il loro coinvolgimento strategico in Europa e spingono Kyiv verso una pace dettata da necessità interne più che da un reale equilibrio geopolitico; l’Europa che fatica a reagire; Mosca che non ha alcun incentivo a negoziare mentre percepisce un Occidente esitante e diviso.
Uno dei passaggi più forti del libro riguarda la vulnerabilità delle democrazie. Masala parla senza giri di parole dei “cavalli di Troia” del Cremlino presenti nel dibattito pubblico europeo: politici, intellettuali e opinionisti che, consapevolmente o meno, contribuiscono a diffondere narrazioni tossiche e fuorvianti. L’equazione populista “più armi uguale meno ospedali” trova terreno fertile in società stanche, polarizzate, disilluse. E così la discussione pubblica si avvelena, mentre si perde di vista il punto fondamentale: la Russia considera l’Europa un avversario da indebolire, usare e, se necessario, sopraffare.
Masala mostra anche come i possibili “punti di pressione” contino relativamente poco. Il meccanismo rimarrebbe lo stesso: testare la NATO, spaccare gli alleati, dimostrare che l’Occidente non ha la volontà di reagire. Ed è qui che l’autore ricorda una verità difficile da accettare: non importa se non viviamo nei Paesi Baltici; a rischio c’è tutto ciò che definisce il nostro modo di vivere. La NATO, l’UE, la sicurezza collettiva, ma anche la libertà politica, la democrazia liberale e la nostra rilevanza geopolitica.
Il libro insiste molto sulla “dipendenza dal percorso”: ogni occasione mancata per fermare la Russia ha reso la successiva più costosa. Georgia nel 2008, Crimea nel 2014, Ucraina nel 2022. La storia non si ripete, certo, ma le sue rime sono inconfondibili, e l’atmosfera che Masala descrive richiama quella del 1938, con la differenza — come ricorda Timothy Snyder — che questa volta la Cecoslovacchia ha scelto di combattere. A fronte di un aggressore sicuro di sé, che finge di non temere l’escalation, le democrazie occidentali appaiono esitanti, timorose, spesso paralizzate dalle proprie divisioni interne. Questa asimmetria non fa che incoraggiare Mosca.
Eppure Masala non si limita al pessimismo. Il suo scenario, per quanto cupo, è ancora evitabile, ma a condizione di compiere scelte difficili. L’Europa deve diventare capace di difendersi con mezzi propri, idealmente come Unione, ma se necessario attraverso un nucleo ristretto di Paesi disposti a prendersi davvero la responsabilità della sicurezza continentale. L’Occidente deve smettere di essere prevedibile, deve sorprendere il Cremlino anziché reagire stancamente ai suoi colpi di pressione. E, soprattutto, deve ritrovare il senso profondo della deterrenza, quella credibile e attiva, l’unica lingua che Mosca rispetta.
La forza del libro sta nel tono: accessibile senza essere semplicistico, diretto senza mai scadere nel sensazionalismo. Masala parla agli esperti ma soprattutto al grande pubblico, a chi oggi più che mai ha bisogno di comprendere la natura della minaccia con cui l’Europa è già confrontata. “If Russia Wins” è un invito a guardare con lucidità ciò che preferiremmo ignorare. Ed è, al tempo stesso, un monito: questa battaglia — politica, culturale, strategica — non riguarda soltanto l’Ucraina, ma il futuro stesso dell’Europa libera.
Lingua: inglese
Codice ISBN: 9781805465744
