La notte tra il 28 e il 29 novembre 2024 è stata scritta una bruttissima pagina della storia recente della Georgia. È stato sferrato uno degli assalti più brutali ai media da parte del partito al governo "Sogno georgiano". La violenza organizzata contro i giornalisti rappresenta un parametro importante per determinare il livello di repressione attuato da un regime autoritario.
II 28 novembre, durante la dispersione della manifestazione pacifica contro la decisione del partito al governo di interrompere i colloqui di adesione all'UE e sospendere il processo di integrazione nell'UE, la polizia antisommossa ha lanciato un'operazione punitiva contro giornalisti, fotografi e cameramen, provocando il ferimento di oltre 30 rappresentanti dei media a cui è stato impedito di svolgere la propria missione professionale. L'elenco degli incidenti continua a crescere.
Le forze speciali hanno intenzionalmente preso di mira i rappresentanti dei media, anche se erano chiaramente identificati dai loro badge e dalle loro attrezzature. Le trasmissioni in diretta hanno catturato momenti in cui giornalisti sono stati picchiati, insultati, detenuti e le loro attrezzature professionali sono state danneggiate o sequestrate, indicando un chiaro intento di ostacolare la copertura mediatica di quanto sta accadendo.
E in tutto questo dove sono i leader europei? Attendono fiduciosi che la situazione si risolva da sola, mentre Mosca - attraverso i suoi proxy - ha scippato il risultato elettorale facendo ricorso a brogli elettorali documentati e campagne disinformative antieuropee ben orchestrate.