Un nuovo fronte di destabilizzazione potrebbe aprirsi nel cuore dell’Europa orientale. Dopo mesi di guerra in Ucraina e tensioni crescenti con la Nato, ora la Russia guarda a un’altra pedina strategica: la Moldova. Secondo il primo ministro moldavo Dorin Recean, Mosca starebbe preparando l’invio di 10.000 soldati nella regione separatista filorussa della Transnistria, una mossa che rischierebbe non solo di militarizzare ulteriormente l’area, ma anche di compromettere le prossime elezioni parlamentari previste nel Paese.
L’allarme è stato lanciato in un’intervista al Financial Times, pubblicata il 4 giugno. "Vogliono consolidare la loro presenza militare nella regione della Transnistria", ha spiegato Recean, sottolineando che l’obiettivo del Cremlino non è solo quello di aumentare la pressione a sud-ovest dell’Ucraina, ma anche di avvicinarsi pericolosamente ai confini della Romania, membro della Nato.
IL PROGETTO
Un progetto di ampia portata che, secondo i servizi di intelligence moldavi, prevedrebbe non solo il rafforzamento militare, ma anche l’installazione di un governo filo-Cremlino a Chisinau, in grado di autorizzare ufficialmente il dispiegamento. Al momento, nella regione separatista sono presenti tra i 1.000 e i 1.500 militari russi, un contingente che Recean definisce «quasi insignificante». Ma se il piano di Mosca dovesse andare in porto, la Moldova si troverebbe improvvisamente con una forza armata russa quintuplicata ai propri confini. Un salto di qualità che preoccupa non solo per i rischi di escalation militare, ma anche per le ripercussioni sulla fragile democrazia moldava. «Si tratta di un enorme sforzo per minare la nostra democrazia», ha denunciato Recean, accusando la Russia di interferenze sistematiche nel processo elettorale.
LA RETE DI PROPAGANDA
Secondo il premier, il Cremlino starebbe finanziando in modo illecito partiti e candidati, utilizzando una rete di propaganda e stanziando risorse pari all’1% del PIL moldavo per attività di influenza durante il 2024. Una cifra imponente per un Paese con una delle economie più fragili del continente. Non è tutto. Le autorità moldave hanno già intercettato cittadini in possesso di ingenti somme di denaro provenienti dalla Russia e scoperto che circa 130.000 elettori alle ultime consultazioni hanno ricevuto pagamenti da fonti russe. Numeri che confermano come il voto rischi di essere pesantemente condizionato. Il Cremlino, per ora, non ha risposto ufficialmente alle accuse. Ma il silenzio di Mosca non fa che alimentare l’inquietudine in Moldova e nei Paesi vicini.
La Transnistria, regione autoproclamata indipendente ma internazionalmente riconosciuta come parte della Moldova, è sotto il controllo russo fin dai primi anni '90, quando Mosca intervenne con il pretesto di proteggere la popolazione russofona locale. Da allora, il territorio si è trasformato in un’enclave filorussa, al confine diretto con l’Ucraina e a pochi chilometri dalla Romania. Recean, dal canto suo, ribadisce la volontà della Moldova di continuare lungo il percorso europeo: "Rimaniamo determinati a diventare membri dell’Unione Europea", ha assicurato. Ma il futuro del piccolo Paese rischia di dipendere, ancora una volta, dai giochi di forza delle grandi potenze.