Mosca aveva chiesto agli imprenditori lombardi di fornire informazioni sui sistemi di videosorveglianza delle due maggiori città italiane.
Avrebbero collaborato con l'intelligence russa "per mappare i sistemi di videosorveglianza di Roma e Milano" dietro un compenso in criptovalute che andava dai 2 mila ai 10 mila euro a 'pratica'. È l'accusa nei confronti di imprenditori brianzoli di 34 e 60 anni, residenti in Lombardia, formulata dalla Procura di Milano nell'ambito di un'inchiesta condotta dal Ros dei carabinieri. I due indagati "con base in alta Lombardia si erano fatti promotori di una collaborazione con i servizi di intelligence russi, al fine di fornire informazioni di natura sensibile", si legge in una nota del Ros. Il pm Eugenio Fusco gli ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini per il reato di 'corruzione del cittadino da parte dello straniero", aggravato dall'art. 270 bis in quanto commesso per finalità di terrorismo ed eversione".
L'indagine, iniziata a partire dall'aprile 2024, è stata portata avanti dal ROS di Milano, in collaborazione con la Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria di Roma" e avrebbe accertato "l'adescamento, da parte di soggetti russi, e la successiva corrispondenza sul canale Telegram, tra loro e i due indagati, che, dietro compenso in criptovalute, si prestavano a reperire documentazione classificata, fotografie di installazioni militari e informazioni su tecnici specializzati nel campo dei droni e della sicurezza elettronica". E ancora, informa il Ros: "Le perquisizioni eseguite a carico degli indagati hanno fatto emergere interessi dell'intelligence russa alla mappatura dei sistemi di video sorveglianza delle città di Milano e Roma, mostrando particolare attenzione alle 'zone grige', ossia a quelle aree cittadine non coperte da telecamere. Gli indagati avevano altresì proposto, a cooperative di taxi di Milano, un business plan che prevedeva l'installazione a titolo gratuito di dash cam sulle vetture, nella prospettiva di affidare all'insaputa dei tassisti la gestione dei dati ricavabili all'intelligence russa, che avrebbe potuto utilizzarli per molteplici finalità".
I due, che lavorano nella stessa società di cui sono titolari e hanno competenze in ambito tecnologico, avrebbero risposto alle richieste degli 007 russi per svolgere attività di 'dossieraggio' su un imprenditore, su altre persone fisiche e su luoghi come caserme e monumenti. In sostanza venivano sollecitati a svolgere "attività di controllo delle persone e del territorio". Non risulta che le istanze dei servizi russi abbiano riguardato personaggi politici e nemmeno che il duo avesse intenzione di compiere attentati. A livello ideologico hanno manifestato nelle intercettazioni un forte orientamento putiniano, ostile all'Ucraina e ai Paesi occidentali che la sostengono. A quanto viene riferito, le richieste di informazioni a volte riguardavano dati "al più alto livello", in altre occasioni erano "banali, forse fatte a titolo di test". Non è chiaro se la 'mappatura' di Roma e Milano sia stata effettivamente svolta e se lo scopo fosse quello dello spionaggio.