Passa ai contenuti principali

I media russi come devono parlare dell'attacco ucraino a Kursk? Arrivano gli ordini del Cremlino

Dopo 5 giorni si combatte ancora nella regione russa di Kursk, attaccata a sorpresa dagli ucraini con droni, missili e truppe di terra. Una incursione di cui la popolazione deve sapere il meno possibile, specialmente se le cose si mettono male per i russi. Secondo Meduza, infatti, la squadra di consiglieri di politica interna di Vladimir Putin ha ordinato ai media pro-Cremlino di "evitare di spettacolarizzare" la copertura dell'attacco dell'esercito di Kyiv nel territorio russo. Le "raccomandazioni urgenti" dell'amministrazione Putin riguardano anche le informazioni sull'apertura di un "nuovo fronte" nella cosiddetta "operazione militare speciale".

I giornalisti, di fatto, sono stati "incoraggiati" a paragonare i combattimenti in corso alla battaglia di Kursk avvenuta della Seconda guerra mondiale, la più grande del conflitto contro i nazisti e un punto di svolta nei combattimenti dell'Unione sovietica contro la Germania. Inoltre, il team politico del presidente russo ha chiesto agli organi di informazione di non menzionare mai una potenziale avanzata delle truppe ucraine verso la città di Kurchatov, che ospita la centrale nucleare di Kursk, al fine di prevenire il panico pubblico rispetto a una "minaccia nucleare".

Il Cremlino, riferisce ancora Meduza, ha poi raccomandato ai media di riportare solo i "successi" dell'esercito russo a Kursk, sottolineando di far emergere come le truppe ucraine siano state fermate prima di avanzare in profondità nella regione. Invece di menzionare potenziali minacce alla centrale nucleare di Kursk, i notiziari dovrebbero dunque concentrarsi sul numero di vittime civili negli attacchi delle truppe di Kyiv.

L'amministrazione Putin ha anche ordinato di promuovere storie di interesse "umano" che enfatizzino temi di «unità e solidarietà», come i resoconti su campagne di donazione del sangue o mobilitazioni per fornire rifugio agli sfollati della cittadina di Sudzha, nella regione di Kursk. I reportage, inoltre, non dovrebbero essere "freddi e fattuali", ma ricchi di "descrizioni vivide". E ancora, è stato chiesto ai giornalisti di dare risalto alle visite del governatore regionale Alexey Smirnov ai rifugi e agli ospedali dove vengono curati i civili feriti.

Il Cremlino ha infine ordinato di sottolineare gli "enormi sforzi" dei funzionari russi, in particolare del presidente Vladimir Putin, che risponderanno all'attacco e  "non abbandoneranno nessuno nel momento del bisogno".

Un chiaro esempio di informazione obiettiva, dove il Cremlino mette il bavaglio agli organi di stampa che vengono ridotti a meri diffusori della propaganda del regime.

Ci pensino coloro che, a casa nostra, ancora nutrono così tanta ammirazione per Putin e il suo potere dispotico.

Post popolari in questo blog

Sopraffazione e disonore

Il disonore è evidente. Abbandonare il popolo ucraino a chi ha distrutto le sue case, deportato i suoi bambini e cercato di annientarne l'identità significa tradire sé stessi e il mondo. II piegarsi di Trump a Putin e il trattare l'Ucraina come un fastidio riporta alla parola desueta "onore", ormai malvista perché associata a concetti apparentemente superati. Eppure, il disonore lo si vede a occhio nudo. Le parole di Mattarella, che collocano l'invasione russa nella storia europea come la riproduzione a parti invertite dei fasti osceni del Terzo Reich imperialista a caccia del suo spazio vitale, contrastano con il cinismo della Casa Bianca trumpiana, che baratta la pace con un piatto di lenticchie, le terre rare. Il disonore dell'abbandono dell'alleato, della commercializzazione della pace, emerge nella sua forma più schietta e ultimativa. Un popolo non è un concetto astratto: è fatto di vecchi e bambini, di giovani donne e uomini, delle loro case, della l...

Speciale GR 1 - Crisi siriana

Oggi sono stato invitato per un commento allo Speciale sulla Crisi siriana, condotto da Massimo Giraldi e Marco Barbonaglia. Potete ascoltare il mio intervento dopo quello della corrispondente RAI da Mosca. Vi auguro un buon ascolto.

Pavel Durov, il fondatore di Telegram, è stato arrestato in Francia

Il creatore ed Amministratore delegato di Telegram, il miliardario Pavel Durov, è stato arrestato all'aeroporto di Parigi e messo in custodia. Da quanto si è appreso, sarebbe stato arrestato subito dopo il suo arrivo in Francia dall'Azerbaigian dove è giunto con un aereo privato.  Secondo fonti francesi, Durov è stato messo in custodia come misura restrittiva nell'ambito di in un procedimento penale. Ufficialmente le autorità non hanno ancora annunciato l'arresto di Durov. Tuttavia, sembra che le accuse mosse dalle autorità francesi nei confronti di Durov siano connesse con il fatto che Telegram, di fatto agevoli il traffico illegale di droga, i crimini di pedopornografia e altre frodi. Questo perché Telegram rifiuta di collaborare con le autorità. Fonti vicine agli investigatori sostengono che nei confronti di Durov fosse stato emesso un mandato di cattura che, appena l'uomo d'affari è giunto in Francia, ha fatto scattare l'arresto. Resta da capire come mai...